Massimo Fancellu

Coaching per il team

Se non fossi sopravvissuto ai Training group, non sarei un Team coach - Massimo Fancellu

Se non fossi sopravvissuto ai Training group, non sarei un Team coach

Da bambino, ascoltare e osservare mi veniva molto più naturale che parlare e fare grandi discorsi (fatti da molti solo per dare fiato alla bocca, direi).
Al tempo, e per diversi anni, questa mia propensione veniva spesso scambiata per timidezza,  però; l'essere di poche parole mi rendeva meno attraente rispetto a chi di spacconeria e spavalderia campava imponendo la sua influenza sugli altri, in genere ben felici sul momento di  avere il pifferaio di turno a cui accodarsi ammaliati.  
Una cosa che a me non è mai piaciuta né riuscita tanto; forse perché non credo che entrare a gamba tesa nella vita, nelle relazioni, nelle aziende degli altri porti davvero benefici duraturi alle persone, passata la sbornia di sentirsi toghi seguendo quello che il super togo di turno ha da dirti con voce altisonante.
Oggi, per fortuna, le cose stanno un pochino diversamente: dolcezza, ascolto e sensibilità giocano a mio favore e, soprattutto, a favore dei gruppi che affianco; lasciano spazio agli altri di usare la loro testa, di dire la loro senza sentirsi pressati e di organizzarsi a proprio modo per farlo. 

Hai un modo morbido, dolce nel far arrivare i messaggi. Effettivamente, rispetto ad altri corsi che abbiamo fatto,  più impostati e  perentori, con te riusciamo a prendere coscienza, metabolizzare  le difficoltà che abbiamo come gruppo senza sentirci travolti, le vediamo più leggere, più affrontabili, più alla nostra portata per poter essere risolte. Cioè, pur senza grandi proclami e grandi pressioni, anzi forse proprio per il fatto che non ne fai, ciò che deve arrivare arriva e ci dà la spinta per cambiare, un passo alla volta.

Questo, più o meno,  infatti, è quello che nessun cliente trascura di dirmi ogni volta che uso il mio metodo TEAM IN 3 PASSI con un Team aziendale.
Questo, però, oggi nessuno me lo direbbe davvero se nella mia scapigliata vita da studente universitario fuori sede nella dotta (e godereccia) Bologna non fossi incappato nei mitici Training Group organizzati da Maurizio Rosa, il mio eccentrico Professore di Economia aziendale.

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Training group: un Grande Fratello per farsi le ossa e uscirne intero nonostante giorni senza tregua con gli altri

Non so se tu hai mai sentito parlare dei Training Group: week end più o meno lunghi (mediamente, 2-3 giorni) isolati dal resto del mondo in uno stabile mai visto  prima con altri studenti, ugualmente mai visti prima;  praticamente, un'accozzaglia di giovani  di belle speranze buttati allo sbaraglio, suddivisi in piccoli gruppi di 6-8 persone ciascuno, dentro una stanza senza che nessuno ti dicesse come organizzarti per sopravvivere lì dentro. 

Un format stile Grande Fratello, per certi versi, in cui  non era l'obiettivo della telecamera a tenere d'occhio tutto ciò che, di bello e di meno bello, si combinava durante quelle sessioni ripetute di un'ora e mezza in gruppo (grosso modo 4 o 5 al giorno) ma lo sguardo imperscrutabile e onniveggente del trainer e quello di un paio di suoi assistenti, seduti lì, immobili, in veste di osservatori impassibili e silenziosi. Trainer che, d'altronde, ben poco faceva se non invitarti a vivere quel tempo in gruppo, col gruppo, stando nel qui e ora, presente cioè a ciò che via via succedeva, senza dirti cosa fare o non fare per cavartela e uscirne ancora integro di nervi dopo quei giorni vissuti intensamente.

Già, perché, per essere intensi, erano intensi di sicuro:  dopo un po' di tempo passato a inquadrare e prendere le misure dei tuoi (altrettanto) folli compagni di avventura, l'imbarazzo iniziale scemava, alcune maschere iniziavano a cadere, scatenando dinamiche fra le più varie e, a volte, imprevedibili. I comportamenti compassati lasciavano, così, il posto a litigi (anche per i pretesti più futili), accesi dibattiti, risate, pianti, balli, scherzi, momenti di noia mortale e altri di comunione totale fra tutti, mai provati prima: un saliscendi di emozioni, stati d'animo e dinamiche di relazione che non poteva lasciarti indifferente.  
Ricordo, in particolare,  la volta che son stato preso a pesci in faccia dagli altri, al mio ritorno in aula, dopo che ero uscito per sgranchirmi le gambe qualche minuto in corridoio; secondo molti di loro, essermi allontanato senza chiedere il permesso al gruppo era stata una  grossa mancanza di rispetto (e, nel mentre, io cadevo dal pero perché non riuscivo neanche a concepire dove stesse il problema).

Per farla breve: in poche ore, da perfette sconosciute quelle stesse persone ti diventavano così familiari, scoprivi così tanto di loro che ti sembrava di conoscerle da sempre. 
E così, il week end "a scatola chiusa" iniziato con interminabili minuti fatti di nulla si chiudeva tornandotene a casa tua con un vissuto forte del gruppo sulla pelle che, di certo, nessuna doccia avrebbe lavato via, né quella sera, né mai. 

Ti assicuro che, in poche altre situazioni, si può fare un'esperienza così forte e concentrata di quello che stare assieme in gruppo significa e può comportare. 
E ti assicuro anche che molte dinamiche viste o vissute non le capisci sul momento, ma giorni e mesi dopo. E, a quel punto, ti sono così chiare che non te le scordi più. 

Insomma, un'esperienza dirompente per imparare a stare con gli altri senza farsi mangiare la pastasciutta in testa riuscendo anche, possibilmente, ad andar via con la voglia di ripetere l'avventura perché, in fondo, quei giorni senza apparente capo né coda poco dopo già un po' ti mancavano. 

A me questa voglia, per fortuna, non è mancata e di Training group, come partecipante, ne ho fatti 3.
Più un altro vissuto  dall'altra parte della barricata, nel ruolo di osservatore vigile e silenzioso; e anche in quella veste ho imparato davvero molto su come, con lo stare assieme, il gruppo non rimane statico, ma cambia, evolve e si riaggiusta.

I Training Group? Una fortuna che ha dato il via alla mia carriera di coach esperto in Team aziendali

Forse ti stai chiedendo se il Training group può funzionare anche in un'azienda. 
Se può servire per far uscire allo scoperto  e capire bene come agisce un gruppo, in base a quali dinamiche si muove un Team che si trova a lavorare assieme su qualcosa o per qualcosa.
La mia risposta è no. Per lo meno, io non lo userei mai: troppo destrutturato per applicarlo in un'organizzazione che ha bisogno, invece, di interventi e soluzioni veloci, che non è bene lasciare al caso ma, piuttosto, guidare per arrivare dove interessa. 

Però, per imparare cos'è un gruppo, come evolve, e per maturare sensibilità su ciò che vi succede, i Training group erano e sono, invece, un terreno praticamente perfetto. 

A conti fatti, e a distanza di anni, quei Training group sono stati la mia fortuna: oltre ad essermi divertito molto ed essermi fatto parecchi amici (che è già abbastanza), quelle esperienze mi sono servite per fare pratica in anticipo - nella realtà concreta - di gran parte delle teorie sulle dinamiche relazionali che, in seguito, avrei studiato sui libri.
Ma, ancor di più, perché se non fossi sopravvissuto  (uscendone fortificato) a quelle giornate pazzesche in gruppo oggi non farei il mestiere che faccio.

L'esperienza dei Training group è stato il primo passo fondamentale per scegliere ciò che sono oggi:   il Team coach di quei gruppi, di quelle aziende che vogliono non solo lavorare assieme tirando a campare ma trovando anche un modo piacevole e maturo di farlo.  
Team  che vogliono passare dallo stare assieme per forza, perché  non se ne può fare a meno e senza una vera finalità in comune (all'incirca ciò che accadeva in un Training group, appunto) al voler lavorare assieme con obiettivi e punti d'incontro chiari perché si è capito che questo dà nel concreto risultati migliori. 

Ogni risultato inizia con un passo, e poi un altro, e un altro ancora. Per questo, ti dico: se sei, in qualche modo, responsabile  e a capo di un team di lavoro, e vorresti capire cosa non sta funzionando nel verso giusto, come dovrebbe e (giustamente) vorresti, anziché passare il tempo a gestire discussioni o collaboratori demotivati,  metti da parte l'imbarazzo.
Fai anche tu il primo passo e chiamami: ne parleremo assieme sapendo già che, di sicuro, ho tempra e flemma sufficienti per ascoltarti. 

Ne hai abbastanza di vivacchiare fra conflitti e malintesi nel tentativo di far funzionare il tuo Team?

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Massimo Fancellu
 

Sono un formatore e un Coach professionista specializzato nello sviluppo dei Team aziendali. Col mio metodo “TEAM IN 3 PASSI” aiuto i Team di lavoro che vogliono essere più efficaci ed efficienti. Questo in azienda significa lavorare con più affiatamento, maggior benessere e aumentare la produttività del gruppo.

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