Un tocco di Rosa, nel grigio
Lo ricordo ancora come fosse ieri, il primo giorno in cui ho incontrato Maurizio Rosa.
Ero al terzo anno di Economia e Commercio a Bologna, con un curriculum universitario fino a quel momento non troppo brillante. Non ero molto motivato ed il modo di spiegare dei professori, in generale, mi sembrava teorico e, spesso, vuoto.
Un collega mi aveva consigliato di seguire il corso di Organizzazione aziendale perché era divertente e, soprattutto, perché a tenerlo era il professor Rosa. Fra gli studenti, Rosa era conosciuto per il suo modo alternativo di fare lezione, specie perchè organizzava delle visite aziendali: si andava a vedere le aziende vere. Ed inoltre, perché gli studenti che volevano aiutarlo a realizzare queste visite potevano frequentare i suoi training group, ovvero dei week end formativi molto intensi pensati per sviluppare sensibilità nei rapporti sociali e competenze nella gestione dei gruppi.
A Maurizio Rosa, con cui poi mi sono laureato, devo molte delle intuizioni che mi hanno portato a diventare un coach.
E se oggi sono soddisfatto professionalmente (e non solo), lo devo in buona parte alle sue lezioni di vita.
Maurizio è venuto a mancare proprio stamattina e, con commozione e "a caldo", voglio rendergli onore con qualche ricordo.
La prima lezione di Organizzazione aziendale
Seduto ad aspettare l'inizio della mia prima lezione di Organizzazione, ero ogni minuto sempre più curioso di conoscere questo professore di cui molti parlavano finchè, finalmente, lo vedo entrare in aula con i suoi capelli grigi svolazzanti.
Saluta e, senza dire altro, tira fuori una piramide di marmo alta 20 cm. ed una sfera di diametro uguale. La piramide e la sfera, come metafore dell'organizzazione. La maggior parte di noi era affascinata dal suo modo di spiegare, davvero molto suggestivo, e dalla passione che trasmetteva... per la sua materia, certo, l'Organizzazione delle aziende, ma ancora di più per la sua...passione per la vita!
In un'altra occasione, chiama alla cattedra una decina di studenti e chiede loro di costruire una serie di contenitori di carta: un modo diretto per spiegare, dal punto di vista pratico, la catena di montaggio e le isole di produzione.
In altre lezioni, ci parlava del lavoro come di un'attività utile non solo per campare ma, ancor di più, per realizzare sè stessi; ci parlava spesso anche di quanto fosse importante la motivazione per essere soddisfatti di ciò che si fa, e ancora del fatto che la vita può e deve essere gioia, e che non siamo nati per soffrire in attesa del paradiso... musica, per le mie orecchie!!!
I training group
Visto il corso, è stato quasi inevitabile iscrivermi al Training group. In 3 giorni, passati con persone mai viste, abbiamo litigato, riso, pianto, ballato, fatto scherzi, scoperto momenti di comunione totale, mai provati prima.
Un momento magico, nel quale ho scoperto in me potenzialità che non credevo.
Proprio da quella prima esperienza di T-group, mi balza in mente un'idea: insegnare creatività (da grande), ma non so se è possibile. Allora lo chiedo a Rosa. E lui, con estrema disinvoltura: "Perché, quello che faccio io cos'è?".
Quella risposta ha deciso il mio futuro.
Le visite aziendali
Ad organizzare le visite nelle aziende in tutta Italia ed anche in Svizzera, a Ginevra, ci pensavamo noi studenti, in quanto membri del CESTUD, la sua associazione.
Da parte di Rosa, solo qualche suggerimento e poi via, liberi di sfogare la nostra creatività, intrapredenza, curiosità: da Conad a Piaggio, dalla Procter & Gamble alle Terme di Montecatini. Chiamavamo, organizzavamo gli incontri con gli altri studenti, visitavamo gli stabilimenti, parlavamo con i manager e, alla fine, facevamo una relazione scritta oppure orale, davanti alle aziende che visitavamo.
In tutto questo, non mancavano errori, gaffes e strafalcioni vari, ma Rosa non ne aveva paura: erano parte del gioco e lui ci incoraggiava ad osare e a saper correre qualche rischio, nel proporci. Ma il bello (e il valore) era proprio questo.
La memorabile Ginevra
La visita più ambita era Ginevra. In una settimana, si visitavano diverse multinazionali come la Hewlett Packard, l'Unione Banche Svizzere, la Dupont. E per una settimana non si dormiva. Le visite dell'ultima giornata erano penosissime: dormivamo in piedi, visto che le nottate le passavamo a farci scherzi, chiacchierare, ballare...
E per risparmiare, alloggiavamo (giuro!) in un lussuosissimo bunker anti atomico: bagni in comune e due camerate, una maschile e l'altra femminile.
Il viaggio di andata, io e una collega lo abbiamo fatto insieme a lui: ho pensato diverse volte di morire, per come guidava!
Subito prima di laurearmi gli ho restituito il favore, al ritorno da una visita aziendale e, secondo me, ha avuto altrettanta paura.
CESTUD, un network vitale
Il CESTUD era ed è la sua associazione. A giugno 2015, molti di noi si sono ritrovati per una cena insieme a Maurizio, a Bologna, in occasione della reunion organizzata dall'Università.
Eravamo 60, una piccola parte dei suoi tanti studenti. Un incontro all'insegna della gioia pura che ancora adesso, se ci penso, mi vengono i brividi. Con gli altri ci siamo raccontati: a sentire le storie di tutti, quella sera, c'era in comune una forte imprenditorialità e creatività. Un gruppo di persone unite (anche fra coloro che non si conoscono direttamente) da questa meravigliosa esperienza in comune che è il CESTUD, una scuola di vita, ancora più che di organizzazione.
Un tocco di Rosa, nel blu
Ciao Maurizio, non posso che ringraziarti di cuore: se oggi sono un coach e faccio il lavoro che mi piace è stato grazie alla scintilla che tu hai saputo innescare. E soltanto oggi mi sono accorto veramente di quanto sei stato importante, nella mia evoluzione.
Gibran scrive:
Il maestro che cammina all’ombra del tempio
tra i discepoli non elargisce la sua sapienza,
ma piuttosto la sua fede e il suo amore.
E se davvero è saggio,
non vi invita ad entrare nella dimora del suo sapere,
ma vi guida alla soglia della vostra mente.
Questo è quello che hai fatto tu: mi hai insegnato a non aver paura di sbagliare e ad essere imprenditore di me stesso. Sei stato un maestro di vita.
E dovunque tu sia adesso, caro professore, mi piace pensarti come un tocco di Rosa, nel blu.