Svuotare la pattumiera interiore: stai applicando questa buona pratica?
"Sai, ho visto il tuo blog sulle riunioni improduttive, interessante...ma dovresti parlare anche della necessità di svuotare la pattumiera!", mi dice una partecipante al termine di un percorso di formazione sul Coaching svolto con degli operatori dei Servizi per il Lavoro.
Sorpreso, le chiedo cosa intenda per "pattumiera". Prontamente, la corsista condivide con me una riflessione che ha maturato: "Sai, alla fine, mi sono resa conto che siamo pieni di pregiudizi e, a volte, anche di stati d'animo ed emozioni negative di cui ci dovremmo liberare per vivere meglio e anche per lavorare in modo più efficace e soddisfacente".
Peccato che i tempi ristretti non mi abbiano permesso, poi, di approfondire direttamente con lei l'argomento ma questa sua metafora sulla "pattumiera interiore" da svuotare mi ha offerto lo spunto per ragionare su come possiamo mantenere più puliti i nostri filtri interni, ovvero quelle lenti con cui vediamo e interpretiamo il mondo e noi stessi.
E' vero, infatti, che sia negli ambienti di lavoro che frequentiamo che anche al di fuori, nella nostra vita, in generale, la tendenza ad entrare in una routine è dietro l'angolo. Routine significa anche acquisizione e reiterazione di schemi di comportamento basati su un'interpetazione fissa di persone e situazioni, però.
Questo perché tutto ciò che di nuovo abbiamo modo di scoprire si trasforma, nel tempo, in un'informazione consolidata a cui facciamo riferimento, generalmente senza metterla più in discussione. Ciò che ho visto, vissuto e capito oggi diventa perciò il parametro al quale mi attengo in tutte le future circostanze.
Stereotipi, pregiudizi ed errori di valutazione si formano molto spesso proprio a causa di questo approccio incancrenito che non prevede più alternative nel "leggere" gli eventi e nel rapportarsi con le persone.
Quanti preconcetti diamo per scontati al lavoro?
Ad alimentare questa visione statica concorrono poi le emozioni che, spesso, tendono ad ingigantire i nostri pregiudizi quando si ha a che fare con persone che facilmente possono rientrare in determinate categorie.
E' il caso, ad esempio, delle etichette attribuite ad alcuni ruoli professionali: se accettate per partito preso, mettono addosso a chiunque appartenga a quella categoria determinate caratteristiche a prescindere da un effettivo riscontro nei fatti.
Mettiamo il caso di un impiegato che, per lavoro, si relazioni con un venditore che non compila con cura i documenti amministrativi; facilmente, potrebbe maturare l'idea che ogni addetto commerciale manchi, a priori, di sensibilità per il lavoro degli altri. In realtà, però,
l'approccio dell'impiegato è di fatto una generalizzazione che non tiene conto del modo di essere specifico di ogni persona addetta alle vendite con cui gli può capitare di confrontarsi. Quindi, attribuisce l'etichetta di "scarsa attitudine all'ordine" a tutti i venditori.
Sempre nell'ambito aziendale, un'altra situazione tipo frequente riguarda il lavoro in Team: capita che quando dei colleghi reiterano dei comportamenti negativi questo possa portare gli altri membri a pensare che non ci sono vie d'uscita e che non cambieranno mai. Un presupposto che spinge facilmente il resto del gruppo a chiudersi sulla difensiva anziché provare ad adottare strategie nuove e a modificare il proprio approccio per facilitare il cambiamento in questi colleghi.
Periodicamente, perciò, è assolutamente utile scandagliare e, all'occorrenza, resettare il nostro sistema interiore o, come espresso mirabilmente in modo figurato dalla corsista, svuotare, appunto, la propria pattumiera per essere più attenti e disponibili nell'avvicinarsi alle persone e alle situazioni.
Le domande utili per svuotare il cestino dai pregiudizi
Come sempre, mi piace accompagnare la consapevolezza teorica con le azioni pratiche che possono rendere concreto il cambiamento, quando è funzionale per migliorarsi e migliorare qualcosa attorno a sè.
A questo proposito, condivido con te alcune domande pragmatiche per innescare un potente processo di "pulizia interiore" che, sicuramente, può portare importanti benefici anche nella tua vita.
- Ogni quanto svuoto il mio cestino della spazzatura interiore?
Chiaramente, questa è un'attività sistematica a cui dedicare del tempo periodicamente, in modo da non accumulare scorie negative dentro e portare risultati positivi. - Quali pensieri ed emozioni stanno condizionando la mia vita relazionale? In che modo?
- In quali contesti, approcciare con curiosità potrebbe aggiungere qualità alla mia vita e al mio lavoro?
- Con quali persone mi può convenire mettere in discussione i presupposti su cui si basa la nostra relazione?
- Dove sto tenendo chiuse delle porte che sarebbe bello, invece, aprire?
- A cosa sto rinunciando pur di confermare l'opinione che mi son già fatto su qualcuno?
Un principio sistemico fondamentale afferma che siamo tutti collegati e che ci influenziamo reciprocamente. Per questo, ci conviene fare attenzione al copione di relazione che instauriamo con l'altra persona: è un copione aperto, a cui diamo la possibilità di essere riscritto? Oppure, è piuttosto un'idea preconcetta e indelebile, scolpita sulla pietra?
Non meravigliamoci se, chiudendo le porte ad ogni ripensamento, chiudiamo di fatto in gabbia l'altra persona guidandola, proprio in virtù della reciprocità sistemica, verso quei comportamenti sgraditi con cui abbiamo scritto il copione.
Alla fine, liberando gli altri dai nostri pregiudizi liberiamo anche noi stessi dalle relazioni tossiche nelle quali ci siamo imprigionati!
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