
9 modi per ingannarsi di fronte ad un problema
26 Aprile 2018
Spesso sentiamo parlare di problem solving. Con questo termine si indicano una serie di metodi, tecniche e strumenti per affrontare (e risolvere) i problemi che incontriamo nel lavoro o nella vita.
Esistono diverse tecniche per risolvere i problemi: alcune sono più razionali e strutturate, altre più creative e basate sul far emergere “il genio che è in noi”.
Queste tecniche funzionano di più, ovviamente, se i problemi li affrontiamo.
Ma affrontare i problemi non è così scontato come potrebbe sembrare.
Infatti, un problema è considerato tale se “ci mette in crisi” e -siccome essere messo in crisi non piace a nessuno- il nostro sistema cognitivo facilita la naturale tendenza di ciascuno a fuggire dalle difficoltà. Il fatto è che questa fuga, spesso, anziché aiutarci contribuisce ad aggravare le diverse situazioni.
Perciò potrebbe esserti utile scoprire quali sono i “meccanismi di difesa” che rischiano di complicarti la vita, quando incontri una difficoltà.
Cosa sono i “meccanismi di difesa”
Daniel Goleman, nel suo libro Menzogna, autoinganno, illusione (1996) riprende i meccanismi di difesa già individuati da Freud.
Questi meccanismi, per usare le stesse parole di Goleman, sono dei “trucchi dell’attenzione con i quali evitiamo il dolore”. Ovvero, quegli istinti che ci fanno diventare degli struzzi e distorcere le informazioni in nostro possesso, per evitare l’ansia che deriva dal dover affrontare qualche cambiamento.
Ogni nuova soluzione comporta, infatti, un potenziale cambiamento da introdurre nella vita o nel lavoro e, spesso, anche incertezza, paura di peggiorare le cose o stress.
Questi meccanismi di difesa sono quindi le contromosse del nostro sistema psicofisiologico per farci consumare meno energia possibile. Il fatto è che questo risparmio di energia è utile per sopravvivere ma quando la sopravvivenza non è in gioco, può impedirci di vivere meglio.
E allora, ecco come (solo a volte, per fortuna) ci “freghiamo da soli”.
Ti interessa questo argomento? Il 31 maggio 2018 approfondirò questo tema parlando anche del metodo “Soluzioni a I.O.S.A.” durante il webinar “Risolvere i problemi” , inserito in un percorso completo di coaching on line per Team leader.
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I 9 meccanismi di difesa per sfuggire i problemi
Goleman prosegue illustrando anche le 9 più comuni tattiche difensive che, spesso inconsapevolmente, possono essere messe in atto per non affrontare le situazioni critiche:
- LA RIMOZIONE
Consiste nell’allontanare dalla consapevolezza l’esistenza di un problema, nel dimenticarlo e, successivamente, nel dimenticare di averlo dimenticato. Questa forma di difesa si attiva soprattutto di fronte a problemi relazionali o di gestione delle emozioni. - LA NEGAZIONE
E’ una delle forme di difesa più diffuse in azienda (e non solo) e consiste nel non accettare le cose come sono, nel rifiutarne l’idea. - LA CONVERSIONE
Consiste nell’affermare l’esatto contrario del problema. Se, ad esempio, di fronte ad un calo di fatturato qualcuno dice che la qualità del prodotto sta scadendo, la conversione consiste nel dire che, al contrario, sta migliorando costantemente ma che i consumatori non sono minimamente interessati alla qualità. - LA PROIEZIONE
E’ data dall’addossare la responsabilità di un problemache dipende da noi (o, nei casi peggiori, le proprie mancanze) a qualcos’altro o a qualcun altro. Ad esempio, un prodotto difettoso diventa responsabilità non del reparto produzione ma dell’ufficio acquisti, che ha ordinato materie prime scadenti. - L’ISOLAMENTO
Avviene col rimuoverenon la consapevolezza o il ricordo di un evento spiacevole ma le emozioni ad esso collegate. - LA RAZIONALIZZAZIONE
Consiste nel “fabbricare” una storia di coperturache nasconda qual è il vero problema. Di base, è un meccanismo che favorisce la creazione di alibi. - LA SUBLIMAZIONE
Succede quando si sostituisce ciò che fa paura o è spiacevole con qualcosa di innocuo(o anche piacevole ma non utile rispetto alla soluzione del problema). Nella vita, la sublimazione ha una sua forza civilizzatrice e di tensione verso il benessere ma, soprattutto in azienda, porta a procrastinare la soluzione di determinati problemi. - LA DISATTENZIONE SELETTIVA
Consiste nel non vedere ciò che non piace. E’ una delle difese più comuni e, in alcuni casi, aiuta a vivere meglio. Se portata all’eccesso può creare l’incancrenirsi di problemi anche gravi (ad esempio i conflitti) o la perdita di autorevolezza dei leader. - L’AUTOMATISMO
Consiste nel non accorgersi di quello che si sta facendo… spesso per abitudine. L’automatismo, quindi, ci può portare a fare la cosa giusta ma nella situazione sbagliata (rendendo sbagliato quello che facciamo). Quante volte, di fronte a qualcosa di non funzionale dal punto di vista organizzativo, hai sentito dire “Si è sempre fatto così”? L’automatismo è quella forza che rischia di portarci a ripetere i tentativi di soluzione che si sono già rivelati sbagliati.
Quale strategia vuoi applicare al tuo problema?
La morale di questo articolo è che un problema puoi affrontarlo, rimandarlo o evitarlo (che poi sarebbero la stessa cosa).
Se hai un problema che vuoi rimandare o evitare, ti ho fornito diverse “soluzioni” per farlo consapevolmente, evitando di pagare un coach. Pagare un coach, infatti, potrebbe spingerti ad impegnarti per affrontare i problemi che ti assillano e, quindi, ad andare oltre la tua “zona di comfort” e a modificare ciò che non va o ti crea disagio.
Se invece hai già deciso di affrontare un ostacolo o un nuovo obiettivo (con o senza coach), spero di averti aiutato a farlo con meno alibi, meno difese (solo quelle utili) e con più efficacia.
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Massimo Fancellu

Sono un formatore e un Coach professionista specializzato nello sviluppo dei Team aziendali.
Col mio metodo “TEAM IN 3 PASSI” aiuto i Team di lavoro che vogliono essere più efficaci ed efficienti. Questo in azienda significa lavorare con più affiatamento, maggior benessere e aumentare la produttività del gruppo.
2 commenti
A. M.
Buongiorno Massimo, ho letto con interesse i tuoi articoli predisposti per noi “pigri” che non abbiamo mai tempo di leggere! 🙂 Sui meccanismi di difesa atti a non affrontare il problema ne esiste un decimo: la rassegnazione! Ti faccio un esempio “personale”. Nell’agosto del 2017 ho elaborato un programma utile per pianificare la Programmazione Annuale e Triennale della Formazione del Personale. Lo presentai ai primi di Settembre al mio Direttore del Servizio Risorse Umane. La persona in questione, occupata in attività più urgenti, non ha avuto tempo di esaminarlo. Chiesi almeno di poterne parlare e sollecitai quotidianamente un incontro. Credo di essere passato almeno cento volte nel suo ufficio e la risposta è sempre stata la stessa: “In questo momento mi viene male, prova più tardi..”. A metà dicembre la stessa persona mi ha chiesto di relazionare un programma “a tavolino” che tale Direttore nella stessa mattina ha corretto a modo suo e presentato alla Direzione Amministrativa come “Programmazione Annuale e Triennale della Formazione”. Zero consultazione alla base, nessuna analisi delle esigenze formative… Capisci?? Nella “pagellina” che l’amministrazione ti presenta per la “valutazione”, il voto sulla programmazione è stato minimo. Tale Direttore è oggi lontano da qui… oltre il mare. A me m’ha lasciato sul fondo. Decimo meccanismo: RASSEGNAZIONE! Se dovesse servirti per il tuo lavoro posso dettagliarti nei particolari l’esperienza, una tra le tante. Potrei scriverti un libro di ciò che accade nella Pubblica Amministrazione, ma credo che tu sappia… caro Massimo!! Grazie per avermi ascoltato e buon lavoro a te! A.
Massimo Fancellu
Ciao A., grazie per aver condiviso con noi questa tua deludente, perché ogni volta che sento o che leggo un racconto come questo mi sento deluso.
Deluso ma ancora più stimolato ad aiutare chi vuole darsi da fare per migliorare la gestione della relazione con il personale.
Quindi, se non hai niente in contrario, il caso che mi hai appena descritto sarà oggetto di discussione in più di un corso sulla formazione per i dirigenti ed i team leader, non solo quando parlerò di motivazione del personale ma anche di problem solving, di gestione dello stress e di rapporto capo-collaboratore, primo tra tutti il prossimo ciclo di webinar destinati ai team leader, ai quali sei invitato.
Mi sento anche in dovere di fare qualche precisazione che, spero, possa essere utile a chi ci legge.
Nel tuo racconto, hai in realtà descritto benissimo uno dei modi di ingannarsi contenuti nell’articolo: la razionalizzazione (“lo farò più tardi, adesso non ho tempo“) da parte del tuo ex-dirigente.
Quella che tu chiami “rassegnazione“, invece, io la chiamerei “accettazione“, che significa comprensione della realtà. Accettare qualcosa, significa prendere atto che non è come dovrebbe essere o come tu ti aspetti che sia. Utilizzato positivamente, questo meraviglioso stato d’animo (molto più raro di quello che potremmo pensare, appunto).
Considero importante questa “presa d’atto” perché ci aiuta a capire quando, prima ancora di rivedere le nostre strategie, dobbiamo rivedere i nostri obiettivi.
Mi sono accorto, infatti, in questi anni, che molte persone perdono energie importanti per raggiungere obiettivi non ancora realizzabili.
Qualche tempo fa, ad esempio, mi è capitato di lavorare con un cliente che non riusciva a “far passare” al suo capo un’idea ottima che aveva sulla riorganizzazione. E continuava a fare tentativi “a vuoto”, fino a quando ha realizzato che, prima di arrivare a presentare il progetto, doveva concentrarsi sull’ottenere attenzione e fiducia dal suo capo. Appena lo ha capito, ha lavorato per quello ed è riuscito a presentare un piano che è stato in buona parte approvato.